Wednesday, January 27, 2010

Life after Windows

Un paio di anni fa, nel corso di accese discussioni sull'Open Source, affermai che ormai Microsoft era diventata irrilevante.
L'informatica si stava spostando interamente sul Web e quale fosse il sistema operativo installato sul dispositivo usato per accedere al Web non avrebbe avuto alcuna rilevanza.
Le applicazioni sarebbero state eseguite su server e supportate da un'infrastruttura come quella di cloud computing che nel frattempo ha cominciato a svilupparsi.

Adesso anche i commentatori dell'industria cominciano a considerare l'eventualità meno che remota e si chiedono quale possa essere la Life after Windows.

I commenti sono tuttavia di tono apocalittico, in particolare per il terrore dell'avvento del chaos dovuto alla mancanza di standard, soprattutto delle interfacce, mancando una forza egemone che li imponga di fatto.

Parte della strategia di Microsoft si è basata sul principio di Windows everywhere, ossia della possibilità di portare la stessa API su tutti i dispositivi. Per questo esiste Windows su PC, Windows Mobile per i telefonini, Windows sui tablet, Windows su consolle e Windows sui netbook.

Sono convinto che la questione dell'interfaccia utente avrà un ruolo determinante nell'evoluzione futura, esattamente come l'interfaccia GUI che si è imposta attraverso Windows è stata il fattore determinante della diffusione dell'informatica negli ultimi trent'anni.

Proprio l'evoluzione delle interfacce rende improbabile il modello di Windows everywhere: in futuro avremo dispositivi sempre più disparati, in cui le modalità di interazione saranno le più diverse.
L'esempio più eclatante è l'iPhone, dove l'interfaccia si basa su gesture, concetto inesistente nel sistema di eventi di Windows. Certo si può immaginare di estendere le API di Windows per aggiungere le gesture: ma i meccanismi di interazione continueranno ad evolvere e ogni dispositivo avrà bisogno delle sue, magari basate su interazioni multimodali che includono input vocale, da telecamera o da accelerometro.
Per la stessa ragione Java non basta più, perché il modello di interazione del suo ambiente grafico è troppo limitato. Invece ci sarà un ritorno alla scrittura di codice nativo in C++ proprio per poter fare pieno uso delle funzioni specifiche dei dispositivi.

Pertanto ci sarà una tendenza alla varietà, anziché all'omogeneità, con buona pace dei cultori degli standard e della azienda grande fratello (o sorella) che fa software per tutto e per tutti.

PS.
Anche l'avvento degli accelerometri l'avevo anticipato oltre 6 anni fa. Ne parlai con i miei collaboratori e con un amico fisico. Da grandi estimatori di Microsoft mi dissero che Microsoft l'aveva già fatto. Risposi che mi interessava averlo su un dispositivo maneggevole come un telefonino, sul PC serviva a poco. Non capirono.
Avevo in mente di usare l'accelerometro nell'interfaccia per scorrere tra i menu inclinando l'oggetto e per videogiochi come la Microguida, che da bambino si giocava con degli attrezzi con volante e pedali nei bar sulle spiagge. Guarda caso oggi è un gioco popolare sull'iPhone.

1 comment:

Anonymous said...

Ehi, ma se avevi capito tutto, l'iPhone o Google Docs potevi farli anche tu, sai?