Thursday, September 09, 2010

Società delle conoscenze (degli amici)

Un tempo si parlava di Internet come lo strumento per creare la cosiddetta Società della Conoscenza.
Sottointendeva l'obiettivo di mettere a disposizione di tutti ampie conoscenze che avrebbero arricchito le persone rendendole più consapevoli e pertanto più libere.
Libere di sfruttare le proprie conoscenze per capire i fenomeni e per offrirle su un mercato del lavoro più aperto e globale.
Perché si potesse parlare di società, occorreva che la disponibilità fosse universale e pertanto accessibile gratuitamente o quasi.
Questo implicava investire in infrastrutture e assicurare la discesa dei prezzi con adeguata concorrenza sui mercati.
In parte ciò è avvenuto negli anni '90 con la pressione di alcuni movimenti, per la corsa speculativa durante il boom che ha portato a una disponibilità di banda ben superiore alle necessità e al conseguente calo dei prezzi della banda sulle dorsali, per la competizione tra le aziende di informatica che ha portato a dispositivi da poce centinaia di euro.
Il mercato degli accessi è invece solo fintamente competitivo come si vede dai prezzi che sono assolutamente identici per tutti gli operatori, comprese le offerte di un anno a metà prezzo, che dimostrano come appunto i prezzi siano almeno il doppio del giusto.
Sul piano dei contenuti Wikipedia ha portato alla raccolta partecipativa e diffusione di conoscenze, aprendo la strada al cosidetto Web 2.0.

Un cardine dell'universalità è la cosiddetta Net Neutrality, un principio che stabilisce che il trasporto delle informazioni sulla rete non sia in alcun modo discriminato da parte degli operatori.
Il secondo cardine, la Conoscenza, richiede che sia utile a qualcosa:

confident understanding of a subject with the ability to use it for a specific purpose if appropriate.

Attualmente entrambi questi cardini sono messi in discussione, il primo da precisi attacchi alla Net Neutrality che vengono da grossi operatori come Google e Verizon che pretendono di essere liberi dal vincolo della Net Neutrality per le reti di futura concezione.
Il secondo cardine sta venendo smantellato da un certo utilizzo dei cosiddetti Social Networks, che invece di diffondere Conoscenza, diffondono "conoscenze", cioé scambi di nominativi o spesso comunicazioni prive di reali contenuti.
La rete si sta trasformando sempre più in uno strumento per l'intrattenimento (piuttosto che per la conoscenza): si veda in Italia il caso di aziende come Dada e Vitaminic.
È questo che spinge i produttori a offrire prodotti a pagamento, anche per le più banali necessità, come avviene sugli iPad, e i produttori di contenuti ad allearsi con gli operatori per assicurare che gli utenti non abbiano libertà e alternative e siano obbligati ad usare i loro servizi, cosiddetti "speciali" e a pagamento.
Questo è un attacco alla libertà della rete che ci riporta alla situazione degli anni '90, quando ciascun operatore (ricordo AOL, CompuServe, e Microsoft) voleva imporre la propria rete con i propri contenuti a pagamento.
È una situazione non diversa da quella tuttora vigente nel settore televisivo.
Non migliore la situazione del mercato dell'informazione, dove gli editori in crisi cercano strade attraverso accordi con operatori per costruire limiti entro i quali costringere i propri lettori.

Non è quindi un caso che il termine Società della Conoscenza sia ormai caduto in disuso.

Negli anni '90 ci fu un ampio movimento trasversale e internazionale che riuscí a sventare questi piani e a condurci a quel fenomeno straordinario che è una rete Internet aperta e libera per tutti.
In quegli anni ci fu una ristretta cerchia di persone competenti e illuminate che capirono i pericoli e si mobilitarono per neutralizzarli.
Sul piano tecnico si materializzò nella diatriba tra "telecomunicazionisti" e "internettari", dove i primi cercavano di imporrre modelli telefonici di controllo del traffico di rete.
Fortunamente la spuntarono i secondi rigettando obbrobri tecnologici come l'ATM e l'ISDN.

Oggi che di Internet parlano tutti con scarsa competenza, solo perché è un fenomeno diffuso, c'è il rischio che quegli illuminati siano in numero insufficiente per sventare il pericolo incombente.
Avremmo perso quell'occasione unica che avevamo sotto mano di trasformare le persone da consumatori a esseri scienti e raziocinanti.

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