Saturday, September 29, 2012

trenitalia spiacente

Nuovo tentativo fallito di acquistare un biglietto online da Trenitalia.

Faccio tuttta a procedura, do gli estremi della carta di credito, elaborazione in corso ...
Gentile Cliente, siamo spiacenti ma, per un malfunzionamento temporaneo, non è possibile accedere al sistema.
Si prega di provare più tardi.
Peccato che l'addebito sulla carta sia stato effettuato, come mi avvisa la banca via SMS.
E adesso? Parto senza biglietto?
Chi glielo spiega al conduttore che la procedura ha fallito?

Trenitalia sarà spiacente, ma io sono ben più che spiaciuto.
Perché l'errore lo danno dopo essersi presi i soldi?
Prima si assicurino di essere in grado di eseguire la transazione e poi si prendano i soldi.

Dopo qualche ora riprovo a collegarmi e ottengo:

Stamane ho chiamato il call center, che mi ha detto che non risultano prenotazioni a mio nome e mi ha chiesto di fare un nuovo biglietto e poi di chiedere di rimborso.
Ho precisato che non avevo nessuna traccia della prenotazione perché il sistema si era piantato e quindi non avevo alcun elemento per richiedere il rimborso.
Allora ha detto che il rimborso sarebbe avvenuto automaticamente entro 30 giorni.
Ho chiesto che garanzia ho del rimborso se non esiste alcuna traccia della transazione abortita?

Ha suggerito allora di andare nell'Area Cienti del sito e riempire un modulo di reclamo.
Le ho spiegato che non riesco più a entrare nell'account col messaggio di cui sopra.
Prima ha detto che non le risultavano problemi sul sito. Quando ho insistito dicendo che non mi faceva entrare, allora si è offerta di mandarmi una nuova password. Le ho spiegato che la password la conoscevo e andarmene un altra non avrebbe risolto il blocco. Ha insistito a volerlo fare lo stesso ma non è riuscita dicendo che non trovava il mio account.

Le ho suggerito allora di contattare l'amministratore del servizio o quantomeno l'amministratore del sito per verificare la presenza di una transazione abortita. Ma ha continuato a ripetere che non era stato emesso alcun biglietto, cosa abbastanza chiara fin dall'inizio.

Comunque a questo punto era troppo tardi e il treno era già partito.

Apparentemente il sistema di Trenitalia, quando va in tilt, lascia l'account in uno stato inconsistente che lo rende inutilizzabile. Come è già successo ad altri, non se ne viene più fuori se non cancellando l'account e creandone uno nuovo. Così però si perdono tutti i bonus acquisiti e le tracce dei precedenti acquisti.

Eppure non dovrebbe essere difficile implementare una procedura di recovery, che ripristina lo stato dell'account e riporta un'indicazione della transazione abortita.
Ma anche qui, il fornitore del servizio non si cura abbastanza di gestire le anomalie: curano di più la grafica che non il funzionamento.

Il problema è stato segnalato altre volte e dopo oltre 7 (sette!) anni Trenitalia non è ancora riuscita a risolverlo.

Il paradosso è che nel 1997 fui invitato a tenere un corso alla direzione di Trenitalia a Roma per spiegare loro cos'era Internet e il Web, illustrado le opportunità che potevano sfruttare per fornire un servizio moderno ed efficiente, che poteva far rispamiare tempo ai clienti e personale a loro.
La presentazione ebbe talmente successo che volevano che diventassi loro consulente in materia, cosa che declinai avendo già troppi impegni.

Mi fa piacere che abbiano dato seguito ai miei consigli, ma mi irrita il fatto che il servizio non sia all'altezza delle aspettative.

Aggiornamento. 17/10/2012

Poco fa ho tentato di fare un nuovo acquisto. Come al solito, dopo aver fornito i dati della carta di credito, il sistema ha dato ancora errore, questa volta di tipo diverso:
Codice di errore : 101 Gentile cliente, a causa di alcuni malfunzionamenti del circuito bancario la transazione non è andata a buon fine. Nessun addebito effettuato. Ti preghiamo di riprovare più tardi. 
 Almeno un passo avanti c'è stato: questa volta nessun addebito.


Wednesday, September 26, 2012

Formigoni limite

Il governatore Formigoni ha spiegato poco fa in TV che le Regioni possono stabilire lo stipendio dei consiglieri, ponendosi come limite una percentuale dello stipendio dei parlamentari.
Incalzato dalla Gruber che chiedeva come mai ci siano tali disparità tra le regioni, Formigoni ha spiegato che la percentuale in alcuni casi è superiore al 100%.
Ma che limite è allora?

Sunday, September 23, 2012

WallIt

La mia vecchia proposta di abolire le banconote dell'Euro, creando la prima valuta al mondo unicamente elettronica potrebbe esssere rilanciata tra gli obiettivi prioritari dell'Agenzia per l'Italia Digitale.

Oggi sarebbe possibile creare un servizio, che chiamerò WallIt, per borsellino (wallet) italiano, che consenta di effettuare tutti i pagamenti spiccioli, senza carte di credito, usando un qualunque dispositivo mobile.

Le opportunità sarebbero rilevanti:
  • si creerebbe un'industria di servizi per la produzione e sviluppo di apparati e servizi di pagamento
  • si darebbe un sostanziale impulso alla diffusione capillare della rete su tutto il territorio
  • si otterrebbe a tracciabilità di tutte le transazioni, magari mantenendo e garantendo l'anonimato per quelle inferiori a 100 Euro, come già previsto oggi
  • sparirebbero le evasioni dell'IVA
  • si otterrebbero risparmi sulla gestione di sportelli bancomat, che diventerebbero inutili, anzi fuorilegge.
  • nascerebbe la possibilità di sviluppare applicazioni integrate con un sistema di micropagementi e transazioni sicure
  • si faciliterebbe il commercio di molti beni digitali che possono essere usati on demand (per esempio la lettura di singoli articoli di giornale, l'ascolto di una canzone) i cui costi potrebbero essere ridotti a un valore sotto la soglia psicologica dei 10 centesimi di Euro
  • si faciliterebbero soluzioni di acquisto innovative, come gli acquisti di gruppo o le offerte speciali (es. Groupon).
Per realizzare il progetto, occorrerebbe trovare un accordo tra i gestori di servizi, ossia gli operatori di reti (fisse, mobili e Internet) e le aziende bancarie, orchestrato da Agenzia Digitale.
Gli standard hardware e software potrebbero essere poi promossi a livello Europeo, creando uno sbocco internazionale alle aziende italiane, che si avvantaggerebbero della loro esperienza.
È già successo in passato con il GSM che uno standard europeo si affermasse a livello mondiale. E visto che in fatto di cellulari l'Europa non è seconda a nessuno, varrebbe la pena di riprovarci.

Impostando lo sviluppo del software della piattaforma del servizio come progetto nazionale finanziato dal governo con modalità di attuazione e risultati assolutamente Open Source, si potrebbe poi insistere facendo pressioni sule banche perché mantengano le loro commissioni entro limiti sotto l'1% e con un tetto massimo per transazione.

Il momento è favorevole, perché nonostante alcune iniziative di aziende americane, la situazione è ancora fluida, come riferisce questo blog.
  • Google Wallet si basa sulla tecnica di NFC che alcuni modelli di cellurare incoporano e supporta varie carte di credito.
  • ISIS è la soluzione proposta da un gruppo di operatori telefonici americani, ma è in questo momento bloccata e il suo lancio è stato rinviato fino a data da stabilirsi. Inoltre richiede un pagamento di un canone annuale, come è tipico nel mondo delle telecom. Le sue possibilità di successo stanno diminuendo.
  • PayPal è il leader dei micropagamenti e propone una soluzione semplice, che non richiede l'uso di dispositivi speciali, ma usa semplicemente numero di telefono e PIN. In alternativa è possibile usare una app che presenta un codice di acquisto che il venditore invia, leggibile da un comune lettore di codici a barre.
  • Square si è fatta conoscere per un accessorio che si collega all'uscita delle cuffie di uno smart phone e consente di leggere le carte di credito. Ogni negoziante può quindi dotarsi facilmente del sistema. Ma Square ha l'ambizione di realizzare un servizio di wallet più generale. Square ha appena annunciato un accordo con Starbucks, che accrescerà notevolente la sua visibilità.
  • iOS Passbook è l'iniziativa di Apple, che a quanto pare sta ricevendo molto interesse, con circa 20000 adesioni al giorno.
Un passo importante è stata l'approvazione del decreto del 6/4/2012 per l'attuazione della direttiva europea sull'istituti per la moneta elettronica.
Bisognerebbe quindi muoversi rapidamente, con un progetto operativo che definisca le specifice tecniche del servizio di wallet.
Questa sarebbe una soluzione semplice ed efficace sia per il rilancio dei consumi che per il rilancio degli investimenti in tecnologie innovative.

PS.
Ho saputo che anche Groupon ha da poco lanciato il suo servizio Groupon Payments.

Risparmi ottenibili

Questo studio del Politecnico di Milano stima i risparmi ottenibili attraverso la diffusione di pagamenti elettronici.

Aggiornamento

Gli operatori italiani di telefonia mobile propongono una piattaforma comune

Telecom conto online

Anche questo servizio una volta funzionava.
Adesso quando accedo comincia a dare errore:
Errore. Impossibile caricare la barra di menu'
e poi quando arrivo a visualizzare la bolletta:
ERRORE risposta SSO
Chiaro, no?
Ho riprovato una seconda volta:
Siamo spiacenti. Il servizio non è al momento disponibile.
Non ne posso più!
Mi piacerebbe si facesse un'indagine su quante ore vanno perse per malfuzionamenti dei servizi online.
Quello che un tempo noi propugnavamo come un vantaggio della rete, la possibilità di effettuare tutte le operazioni con pochi semplici click, da casa o da altrove, senza doverci spostare o spostare pezzi di carta, rischia di rivelarsi una pia illusione.

Per evitare questa degenerazione, bisognerebbe che la AgCom instaurasse un osservatorio e infliggesse multe a quegli operatori i cui servizi sono affetti da malfunzionamenti.

Thursday, September 20, 2012

PECcato

Ho cercato di attivare il servizio di posta certificata sul sito di posteitaliane.it.
Subito dopo avere inserito i dati della carta di credito per il pagamento è apparsa la segnalazione di errore qui sotto.
Ho chiamato l'operatore del call center e gliel'ho letta, riferendo in particolare che "the server encountered an internal error, la cui causa era un NullPointerException".
La sua prima risposta è stata che dovevo installare una nuova versione di Java.
Gli ho fatto notare che l'errore era sul server, non nel mio client.
Allora mi ha dato indicazioni su come completare la pratica manualmente, che richiede l'invio di un contratto firmato via posta certificata (sic!) o, in alternativa, via fax.

HTTP Status 500 -


type Exception report
message
description The server encountered an internal error () that prevented it from fulfilling this request.
exception
org.apache.jasper.JasperException
 org.apache.jasper.servlet.JspServletWrapper.service(JspServletWrapper.java:372)
 org.apache.jasper.servlet.JspServlet.serviceJspFile(JspServlet.java:292)
 org.apache.jasper.servlet.JspServlet.service(JspServlet.java:236)
 javax.servlet.http.HttpServlet.service(HttpServlet.java:802)
root cause
java.lang.NullPointerException
 org.apache.jsp.conferma_jsp._jspService(conferma_jsp.java:156)
 org.apache.jasper.runtime.HttpJspBase.service(HttpJspBase.java:94)
 javax.servlet.http.HttpServlet.service(HttpServlet.java:802)
 org.apache.jasper.servlet.JspServletWrapper.service(JspServletWrapper.java:324)
 org.apache.jasper.servlet.JspServlet.serviceJspFile(JspServlet.java:292)
 org.apache.jasper.servlet.JspServlet.service(JspServlet.java:236)
 javax.servlet.http.HttpServlet.service(HttpServlet.java:802)
note The full stack trace of the root cause is available in the Apache Tomcat/5.0.28 logs.

Apache Tomcat/5.0.28

Saturday, September 15, 2012

scontro ETNicO

Da alcuni mesi è in corso una campagna di lobby insistente da parte di ETNO per preparare il terreno a un cambiamento di regole tra gli operatori di telecomunicazioni, da varare al prossimo meeting di ITU a dicembre a Dubai.

ETNO è l'associazione degli operatori di telecomunicazioni europei, di cui è presidente Luigi Gambardella, che fa il mestiere del lobbista ormai da oltre vent'anni.

All'ETNO Summit 2012, ETNO prende finalmente atto degli straordinari sviluppi prodotti dalla diffusione di una rete aperta come Internet, dopo che per lungo tempo tempo gli operatori ne hanno ostacolato la crescita o hanno cercato di imporre loro alternative.
Con Gambardella e con Telecom Italia per esempio mi scontrai duramente negli anni 1996-97 in cui guidavo la campagna di Città Invisibie per l'abolizione della TUT (Tariffa urbana a Tempo).
Ecco il bel ragionamento che fa ETNO per motivare l'esigenza di cambiamenti nelle regole internazionali:
Over the past 20 years, the rapid and successful growth of the Internet and of Internet-enabled services and applications has fundamentally transformed the economic landscape.
Quindi si direbbe che il modello di rete aperta, basata sul principio della Net Neutrality e di trasporto best-effort senza disciminazione tra i contenuti, interconnessa sulla base di accordi di peering liberamente contratti tra gli ISP, funzioni molto bene.
Non c'è dubbio che gran parte del successo è dovuto proprio alle miriade di servizi, di appplicazioni, di materiali che miliardi di persone e milioni di aziende hanno creato e messo a disposizione degli altri.
Nulla di tutto ciò sarebbe esistito se i servizi fossero rimasti appannaggio degli operatori, come era ai tempi dei monpoli telefonici, quando gli utenti non erano nemmeno liberi di scegliere il modello di telefono che preferivano.
Bene, visto che il modello ha funzionato, cosa propone ETNO?
Di svilupparlo ulteriormente rendendo possibile una sempre aggiore partecipazione?

No! ETNO propone di eliminare il modello di tariffazione flat basato sulla quantità di banda, per sostituirlo col modello della tariffazione a carico del chiamante (sending-party-network-pays), che è proprio il modello precedente a quello di Internet e che ne impediva lo sviluppo.
For telecoms operators to continue meeting the huge investment challenge linked to exponential traffic growth, new business models are needed based on commercial cooperation with all players of the value chain.
In alcune dichiarazioni, ETNO vorrebbe che le aziende che offrono servizi, i cosiddetti OTT, paghino una tassa agli operatori, perché altrimenti non ce la fanno a restare sul mercato.
L'argomento è altrettanto assurdo quanto sarebbe la pretesa da parte di Autostrade di chiedere una percentuale sui guadagni di chi trasporta merci in autostrada, oltre al prezzo del pedaggio.

La rivista Forbes qualifica come assurda la proposta:
In some sense, ETNO is trying to impose a Frankenstein version of the long-standing and deeply corrupt settlement regime for international long distance, where phone companies (many of them still wholly or partially owned government monopolies) establish and charge per minute rates for incoming calls from other countries.
That system didn’t even work for long-distance, which relies on dedicated circuits and was thus easy to track and to meter. Many countries set absurdly high rates on incoming calls, gouging foreigners, many of them expatriates calling home.
Se poi le telecom sono invidiose dei guadagni degli OTT, perché Telecom Italia ha venduto Virgilio, ossia il suo ramo OTT?

ETNO dimostra che 20 anni non sono bastati agli operatori per capire la nuova realtà né di imparare a vivere in un mercato aperto alla concorrenza. Pretendono che altri, o gli OTT o i governi, forniscano loro i finanziamenti per gli investimenti in infrastrutture, magari con regole imposte per legge che garantiscano loro il ritorno degli investimenti.
Anche questi sono argomenti assurdi: perché se davvero qualche governo decidesse di dar loro retta, proporrei immediatamente di costituire un'azienda che si metta a stendere fibra ottica a caso qua e là. I soldi ce li mette lo stato e garantisce anche i profitti. Una vera pacchia: questo è il vero capitalismo!

Le argomentazioni sono talmente assurde, che faccio fatica a immaginare come si possa essere così fessi, primo da esporle, secondo a darci retta, terzo a credere che ci siano in giro dei fessi che se le bevono.

Tanti si sono espressi contro queste posizioni, a partire da Vint Cerf, uno dei padri di Internet, sul NYT, da Isoc, l'organizzazione mondiale da lui fondata che ha il motto "Internet è per tutti", e dal Dipartimento di Stato USA al WCIT 2012.
ISOC afferma che:
Sending-party-network-pays could therefore reinforce and make much worse the existing ‘digital divide’.
Jeoff Huston ribadisce:
And how should we respond to ETNO's demands for regulatory intervention to impose a "new sustainable economic model for the Internet"?
Our response now should be exactly the same as it was 10 years ago – no!
Huston osserva anche che se fossero gli operatori a mettersi d'accordo per aumentare le tariffe, al fine di ottenere i guadagni che secondo loro servono per poter ivestire in nuove infrastrutture, si tratterebbe di un'operazione di cartello vietata dalle norme sulla concorrenza. Per questo ETNO si rivolge tramite ITU ai governi, perché siano loro a imporre regolazioni tariffarie. Ma è evidente che questa non è altro che un'operazione di cartello mascherata e quindi altrettanto illegittima, a cui i governi non si devono prestare.

Un rapporto di Analysyn Mason, azienda di analisi strategiche, afferma:
ITU's forthcoming review of the International Telecommunications Regulations could extend these to the Internet and that any such expansion is "not only unnecessary, but could harm the growth of the Internet in developing countries."
In Europa La Quadrature du Net fa un riepilogo della questione e invita la UE a prendere ua posizione netta contro questi attacchi.

Ciononostante ETNO insiste imperterrita e tiene pronta l'arma letale, alla quale cedono tutti i politici: "se non fate quello che chiediamo, metterete a rischio l'occupazione nelle nostre aziende".
L'argomento è anch'esso fuor di luogo, perché Internet ha prodotto e continuerà a produrre centinaia di milionii di posti di lavoro, e se le telecom non sanno operare anche loro sul libero mercato, come fanno tutti coloro che investono e realizzano servizi su Internet, saranno altri a farlo.

Ho segnalato questi fenomeni nel mio intervento al ventennale del GARR, intitolato Internet è di tutti, perché ognuno di noi ne possiede una parte e ha contribuito a costruirla, e dobbiamo insistere perché resti così difendendola dagli attacchi di coloro che vorrebbero imporre i loro interessi.

Tuesday, September 11, 2012

cura open source

Circola una notizia bufala riguardo a un cosiddetto metodo di cura Open Source che Salvatore Iaconesi ha adottato per il suo tumore (sincera compassione per lui).

Come spiega il prof. Pillon, si tratta di un malinteso grossolano. Non c'era nulla da crackare nella cartella clinica del soggetto.

"Cura Open Source" risulta essere una frase priva di senso.
Forse si potrebbe dire "crowd cure", "crowd treatment" o qualcosa di simile.
O anche semplicemente, per usare un termine antiquato, "consulto".
Ci sono già moltissimi servizi di consulto medico online.
Ma questo è una cosa che fanno tutti, tutti i giorni e non sarebbe una notizia.

Ma i giornalisti non potrebbero fare un piccolo sforzo di verificare ciò che gli propinano prima di scrivere?
1) I dati forniti (cartella clinica e referti di PS) come si vede sul sito http://artisopensource.net/cure/ da lui costruito ad hoc, non sono in formato proprietario, sono in formato CARTACEO, il più facile da condividere. Le immagini che il San Camillo fornisce sono digitali in formato DICOM, standard, su CD
2) SOLO Il visualizzatore incluso nel CD è ovviamente "proprietario" ma ci sono decine di visualizzatori DICOM freeware che possono essere utilizzati
3) Stiamo preparando il sistema Web Based ma sarà ovviamente accedibile solo con userid e pw, del paziente, o, se autorizzato, del curante

I giornalisti, non hanno capito. Lui vuole promuovere la CURA open source. OPEN SOURCE significa una comunità che lavora condividendo pensieri e progressi e lui vuole questo .." i miei dati sono a disposizione  di chi li vuole usare e ci vuole fare quasiasi cosa", anche video o opere artistiche. La condivisione dei dati e del lavoro (da Wikipedia open source termine inglese che significa sorgente aperto) indica un software i cui autori (più precisamente i detentori dei diritti) ne permettono, anzi ne favoriscono il libero studio e l'apporto di modifiche).

Una filosofia che per un tumore a basso grado di malignità è comprensibile ma non ci trovo nulla di particolare. Meglio fare un sito web che mandare mille fotocopie così però finisce ogni privacy. Inoltre ovviamente per avere risposte ha dovuto scrivere agli specialisti, non hanno certo trovato per caso i dati sulla Rete ed allora non faceva prima a mandare i PDF scannerizzati per email del cartaceo e mettere le immagini su PICASA (o su un server FTP il cd con tutto il Viewer che consente di gestirle ed elaborarle) linkandole dall'email, come gia fanno molti dei miei pazienti??
Fare un sito web, in flash bello (e costoso) così come ha fatto il suo... mi pare più una promozione che qualcosa di sanitario (ottima comunque per avere pareri, approvo l'idea della cura open source ma non parlatemi di "hackerato" o dati proprietari!)
Inoltre immagini e referti non erano in formato proprietario, solo il visualizzatore, come ogni software, ha un copyright, per cui non ha craccato NULLA!

Decine di pazienti fanno così da anni e non vanno su Repubblica!

Prof. Sergio Pillon, Roma

Sunday, September 09, 2012

Bibite e obesità

Ancora confusione tra correlazione e cause. Questa volta tutto nasce dalla proposta di bando alle bibite zuccherate del sindaco di NY Bloomberg, maldestramente scopiazzata dal nostro governo. Una giornalista dell'Harvard Crimson riferisce:
A recent study proves that people who drink diet sodas are more likely to have obesity-related health problems. Moreover, in a shocking discovery, rates of obesity among customers of the popular dietary shake, Slim Fast, were dramatically higher than those of the general populace.
Immagino analoghi sorprendenti risultati. Ad esempio che l'insonnia è più frequente in chi prende sonniferi o che hanno più frequenti emicranie quelli che prendono l'aspirina.

Anche se l'articolo del Crimson aveva intenzioni satiriche, pochi dei lettori lo hanno inteso in tal modo, e lo studio citato è serio.