Saturday, September 15, 2012

scontro ETNicO

Da alcuni mesi è in corso una campagna di lobby insistente da parte di ETNO per preparare il terreno a un cambiamento di regole tra gli operatori di telecomunicazioni, da varare al prossimo meeting di ITU a dicembre a Dubai.

ETNO è l'associazione degli operatori di telecomunicazioni europei, di cui è presidente Luigi Gambardella, che fa il mestiere del lobbista ormai da oltre vent'anni.

All'ETNO Summit 2012, ETNO prende finalmente atto degli straordinari sviluppi prodotti dalla diffusione di una rete aperta come Internet, dopo che per lungo tempo tempo gli operatori ne hanno ostacolato la crescita o hanno cercato di imporre loro alternative.
Con Gambardella e con Telecom Italia per esempio mi scontrai duramente negli anni 1996-97 in cui guidavo la campagna di Città Invisibie per l'abolizione della TUT (Tariffa urbana a Tempo).
Ecco il bel ragionamento che fa ETNO per motivare l'esigenza di cambiamenti nelle regole internazionali:
Over the past 20 years, the rapid and successful growth of the Internet and of Internet-enabled services and applications has fundamentally transformed the economic landscape.
Quindi si direbbe che il modello di rete aperta, basata sul principio della Net Neutrality e di trasporto best-effort senza disciminazione tra i contenuti, interconnessa sulla base di accordi di peering liberamente contratti tra gli ISP, funzioni molto bene.
Non c'è dubbio che gran parte del successo è dovuto proprio alle miriade di servizi, di appplicazioni, di materiali che miliardi di persone e milioni di aziende hanno creato e messo a disposizione degli altri.
Nulla di tutto ciò sarebbe esistito se i servizi fossero rimasti appannaggio degli operatori, come era ai tempi dei monpoli telefonici, quando gli utenti non erano nemmeno liberi di scegliere il modello di telefono che preferivano.
Bene, visto che il modello ha funzionato, cosa propone ETNO?
Di svilupparlo ulteriormente rendendo possibile una sempre aggiore partecipazione?

No! ETNO propone di eliminare il modello di tariffazione flat basato sulla quantità di banda, per sostituirlo col modello della tariffazione a carico del chiamante (sending-party-network-pays), che è proprio il modello precedente a quello di Internet e che ne impediva lo sviluppo.
For telecoms operators to continue meeting the huge investment challenge linked to exponential traffic growth, new business models are needed based on commercial cooperation with all players of the value chain.
In alcune dichiarazioni, ETNO vorrebbe che le aziende che offrono servizi, i cosiddetti OTT, paghino una tassa agli operatori, perché altrimenti non ce la fanno a restare sul mercato.
L'argomento è altrettanto assurdo quanto sarebbe la pretesa da parte di Autostrade di chiedere una percentuale sui guadagni di chi trasporta merci in autostrada, oltre al prezzo del pedaggio.

La rivista Forbes qualifica come assurda la proposta:
In some sense, ETNO is trying to impose a Frankenstein version of the long-standing and deeply corrupt settlement regime for international long distance, where phone companies (many of them still wholly or partially owned government monopolies) establish and charge per minute rates for incoming calls from other countries.
That system didn’t even work for long-distance, which relies on dedicated circuits and was thus easy to track and to meter. Many countries set absurdly high rates on incoming calls, gouging foreigners, many of them expatriates calling home.
Se poi le telecom sono invidiose dei guadagni degli OTT, perché Telecom Italia ha venduto Virgilio, ossia il suo ramo OTT?

ETNO dimostra che 20 anni non sono bastati agli operatori per capire la nuova realtà né di imparare a vivere in un mercato aperto alla concorrenza. Pretendono che altri, o gli OTT o i governi, forniscano loro i finanziamenti per gli investimenti in infrastrutture, magari con regole imposte per legge che garantiscano loro il ritorno degli investimenti.
Anche questi sono argomenti assurdi: perché se davvero qualche governo decidesse di dar loro retta, proporrei immediatamente di costituire un'azienda che si metta a stendere fibra ottica a caso qua e là. I soldi ce li mette lo stato e garantisce anche i profitti. Una vera pacchia: questo è il vero capitalismo!

Le argomentazioni sono talmente assurde, che faccio fatica a immaginare come si possa essere così fessi, primo da esporle, secondo a darci retta, terzo a credere che ci siano in giro dei fessi che se le bevono.

Tanti si sono espressi contro queste posizioni, a partire da Vint Cerf, uno dei padri di Internet, sul NYT, da Isoc, l'organizzazione mondiale da lui fondata che ha il motto "Internet è per tutti", e dal Dipartimento di Stato USA al WCIT 2012.
ISOC afferma che:
Sending-party-network-pays could therefore reinforce and make much worse the existing ‘digital divide’.
Jeoff Huston ribadisce:
And how should we respond to ETNO's demands for regulatory intervention to impose a "new sustainable economic model for the Internet"?
Our response now should be exactly the same as it was 10 years ago – no!
Huston osserva anche che se fossero gli operatori a mettersi d'accordo per aumentare le tariffe, al fine di ottenere i guadagni che secondo loro servono per poter ivestire in nuove infrastrutture, si tratterebbe di un'operazione di cartello vietata dalle norme sulla concorrenza. Per questo ETNO si rivolge tramite ITU ai governi, perché siano loro a imporre regolazioni tariffarie. Ma è evidente che questa non è altro che un'operazione di cartello mascherata e quindi altrettanto illegittima, a cui i governi non si devono prestare.

Un rapporto di Analysyn Mason, azienda di analisi strategiche, afferma:
ITU's forthcoming review of the International Telecommunications Regulations could extend these to the Internet and that any such expansion is "not only unnecessary, but could harm the growth of the Internet in developing countries."
In Europa La Quadrature du Net fa un riepilogo della questione e invita la UE a prendere ua posizione netta contro questi attacchi.

Ciononostante ETNO insiste imperterrita e tiene pronta l'arma letale, alla quale cedono tutti i politici: "se non fate quello che chiediamo, metterete a rischio l'occupazione nelle nostre aziende".
L'argomento è anch'esso fuor di luogo, perché Internet ha prodotto e continuerà a produrre centinaia di milionii di posti di lavoro, e se le telecom non sanno operare anche loro sul libero mercato, come fanno tutti coloro che investono e realizzano servizi su Internet, saranno altri a farlo.

Ho segnalato questi fenomeni nel mio intervento al ventennale del GARR, intitolato Internet è di tutti, perché ognuno di noi ne possiede una parte e ha contribuito a costruirla, e dobbiamo insistere perché resti così difendendola dagli attacchi di coloro che vorrebbero imporre i loro interessi.

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