Monday, December 24, 2012

infame fine del WCIT

Eli Dourado, uno dei fondatori di WCITLeaks, racconta come è andata a Dubai. A quanto pare le cose si stavano mettendo molto male ed è stata una serie di fortunate coincidenze che alla fine hanno convinto 55 stati a non firmare il trattato finale.
Una cosa dovrebbe essere chiara: questioni fondamentali che coinvolgono aspetti tecnici e una visione dell'evoluzione futura delle tecnologie non possono essere affidate a un consesso di politici, che sono abituati a lavorare per compromessi, pur di concludere qualcosa.
Le decisioni sul funzionamento di Internet si sono sempre basate su "rough consensus and running code", ossia su prove concrete e reali del funzionamento e dell'efficacia di una proposta (RFC).
L'ITU ha cercato per mesi di confondere le acque, nascondendo le sue vere intenzioni, che a Dubai sono alla fine emerse chiaramente:
And the months of false assurances that the Internet would not be up for discussion at the WCIT represent the opposite of transparency; they look in retrospect like simple obfuscation.
Can the ITU and its member states truly embrace transparent processes? Perhaps—but there’s a long way to go. And the future direction of the Internet could be at stake.
Internet è di tutti ed è troppo importante perché le decisioni sulla sua evluzione possano essere lasciate a una delegazione di rappresentanti di governi, emanazione dell'ONU, come l'ITU o l'Internet Governance Forum (IGF).
Gli Stai Uniti hanno dato un bell'esempio di apertura, invitando a far parte della loro delegazione un rappresentante del mondo della rete. Ma sarebbe semplicemente meglio che tali deegazioni governative sparissero e si tornasse a discutere in consessi in cui partecipano tutti coloro che hanno idee, esperienze e una visione condivisa del futuro.


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